lunedì 30 settembre 2013

NERDAVIND #3

FILM
Informazioni
Titolo: Certamente, Forse
Regista: Adam Brookes
Anno: 2012
Produzione: Universal Pictures
Provenienza: U.S.A.
Autore: Mourning

L'amore vero della nostra vita è sempre rappresentato da colei che finisce al nostro fianco, divenendo la nostra compagna o sposa? Il film ripercorre gli eventi che hanno condotto all'interno della vita di Will Hayes (Ryan Reynolds) le tre donne che ne hanno segnata indelebilmente l'esistante, attraverso il racconto che lo stesso fa alla figlia Maya (Abigail Breslin): ma quali di queste è stata il suo "true love"? E ci sarà un lieto fine? Un attore principale un po' faccia da schiaffi, un po' tenerone a tratti riflessivo; tre bellezze, una bionda (Elizabeth Banks), una bruna (Rachel Weisz) e una rossa (Isla Fisher) a contendersi il ruolo che "conta". Di contorno un'ambientazione novantiana che mette nostalgia, una colonna sonora che fa segnalare la presenza dei Nirvana con "Come As You Are" e qualche cliché del genere: sono questi gli ingredienti per un film gradevole, preferibilmente da guardare in dolce compagnia.




FILM
Informazioni
Titolo: Le Avventure Di Tintin - Il Segreto Dell'Unicorno
Regia: Steven Spielberg
Anno: 2011
Produzione: Steven Spielberg
Provenienza: U.S.A. / Nuova Zelanda
Autore: ticino1

Sono sempre stato un grande fan dei fumetti di Hergé e dei cartoni di Tintin, così le mie aspettative riguardo questo film erano grandi. Mi aspettavo gli stessi colpi di scena, un burbero capitan Haddock e due poliziotti imbranati. Steven Spielberg invece mi ha deluso in pieno con il suo prodotto. L'inizio del lavoro è un poco balbettante, ma promette ancora una trama intricata e interessante. Dopo una decina di minuti constato che la storia fa acqua da tutte le parti: è diluita al massimo, rinuncia a sviluppi interessanti e la pellicola vive dunque solo della "nuova" tecnica in cui si mescolano attori in carne e ossa con figure animate. I personaggi che ho citato all'inizio si presentano come delle comparse e non riescono a stimolare lo spettatore con la loro ironia che si legge nei fumetti. Come se ciò non bastasse, la pellicola annoia. No, proprio non ci siamo e dubito che la seconda parte prevista per il 2015 possa compensare la mia delusione.





GIOCO DA TAVOLO
Informazioni
Titolo: Lego Heroica
Produttore: Lego
Autori: Nicolas Assenbrunner, Cephas Howard, Thomas Robert Van der Heiden
Provenienza: Danimarca
Anno: 2011
Giocatori: 2-4
Sito: heroica.lego.com
Autore: Duca Strige

Coloro che, sul finire degli anni Ottanta, hanno dedicato i propri pomeriggi a spade e patatine, orchetti e chinotto, non possono aver scordato "HeroQuest", il gioco da tavolo fantasy di Milton Bradley che consegnò ai giovini nerd dell'epoca un assaggio di "Warhammer" (Games Workshop in Italia era ancora un segreto custodito da Dungeon Masters più irriducibili). Le caratteristiche salienti del gioco erano il tabellone modificabile mediante l'uso di tasselli, in modo da poter creare avventure sempre nuove, e la cornucopia di oggetti di gioco: mobilio, altari, arnesi di tortura, portali... E naturalmente le bellissime miniature colorabili messe a disposizione da Citadel!

Per chi non ha avuto la fortuna di fare indigestione di patatine San Carlo e gesta eroiche all'epoca, Lego ha messo a disposizione, a partire dal 2011, l'occasione per recuperare il tempo perduto. "Lego Heroica" è una serie di giochi da tavolo facente parte della collana Lego Games che ha molte caratteristiche in comune con il gioco MB. Di Heroica sono stati sinora pubblicati cinque differenti scatole. Ogni confezione, che condivide le medesime regole, può essere giocata a sé ma, e qui viene il bello, i cinque giochi possono essere uniti per formare un unico, enorme tabellone! Essendo un prodotto Lego, la creatività è al centro di tutto: il terreno di gioco, interamente realizzato con i celebri mattoncini, è completamente modificabile; le regole, che prevedono gli eroi impegnati in varie "quest" da risolvere a colpi di dado, sono pochi fogli basilari facilmente personalizzabili; e poi ci sono i dettagli degli oggetti... Foreste, dungeons, personaggi tutti realizzati con forme stilizzate in grado di suggerire un intero mondo. È un piacere anche solo aprire le scatole e rimirarne il colorato contenuto.

Maghi, barbari, druidi e ranger di plastica sono pronti a impugnare l'aranciata e i salatini per salvare il mondo di Heroica e aspettano solo il vostro impavido animo nerd per partire alla ventura! Ah! Se fuori nevica, vanno bene anche tè caldo e Pan di Stelle...




SERIE TV
Informazioni
Titolo: Law & Order
Ideatore: Dick Wolf
Anno: 1990-2010
Stagioni: 20
Produzione: Wolf Films & Universal TV (st. 1-9), Studios USA Television (10-12), Universal Network Television (13-14), NBC Universal Television (15-20)
Provenienza: U.S.A.
Autore: M1

"Law & Order" è una delle più popolari e longeve serie tv americane della storia, che ha poi dato vita a un vero "impero commerciale" composto da numerosi spin-off, incroci con altre serie, un film per la tv e pure un videogioco. Si tratta di un legal-poliziesco che mostra il lavoro della polizia che indaga sul crimine e dei procuratori distrettuali che perseguono i criminali.

La vera forza del lavoro ideato da Dick Wolf risiede in due fattori: in primis nella caratterizzazione e nella profondità di cui sono dotati i personaggi, come nel caso del detective Lennie Briscoe, ex alcolizzato che vive un tormentato rapporto con la figlia, oppure del vice-procuratore Jack McCoy, osso duro per qualunque avvocato difensore; il secondo è la capacità di suscitare interrogativi morali e filosofici nello spettatore, grazie ai brevi dibattiti che mettono a confronto i vari protagonisti su temi sempre spinosi come la discriminazione razziale, la malattia mentale, le garanzie del sistema penale, l'aborto, la droga. Inoltre, specie nelle prime stagioni, spesso non esiste una vera distinzione "manichea" fra buoni e cattivi, fra innocenti e colpevoli, tanto che qualche dubbio sulle condanne talvolta permane, così come alcuni delinquenti evitano la prigione.

Tutti i protagonisti sacrificano le proprie vite private in pasto al lavoro, che diviene il centro nevralgico delle loro esistenze e delle storie, difatti le indagini e i processi restano gli indiscussi padroni della scena, quindi i lineamenti dei personaggi vengono delineati con lentezza, puntata dopo puntata. A completare questa miscela è infine lo humor (nero) dei poliziotti che condisce i ritrovamenti di cadaveri o i crimini più efferati.

"Law & Order" scava negli aspetti più torbidi della società americana e nelle contraddizioni del sistema giudiziario, nel quale un giudice più o meno "di larghe vedute" può fare la differenza nell'accettare la validità di una prova o nel contestare una linea difensiva. Mentre a rimetterci sono spesso i poveracci, sprovvisti di agganci importanti o dei dollari necessari a ingaggiare un principe del foro.




VIDEOGAME
Informazioni
Titolo: Bioshock Infinite
Sviluppatore: Irrational games
Distributore: 2K
Anno: 2013
Piattaforme: PC, Xbox360, PS3
Autore: Istrice

Ho sempre ritenuto sterili le discussioni riguardanti le possibilità di considerare o meno quella videoludica una forma d'arte. Ma vado oltre, cinicamente spesso mi trovo portato a pensare che l'arte abbia smesso di essere tale quando ha voluto diventare pop(olare), quando s'è autocostretta a essere fruibile da tutti, quando qualsiasi produzione è diventata finanziabile o meno in base alle potenzialità di mercato. A mente lucida trovo poco opportuno il termine anche per gran parte della letteratura moderna, per non parlare poi del cinema, forma mediatica che poco apprezzo, e che ritengo in generale inferiore per potenzialità al videogioco stesso, forte da parte sua di una immersività e di una durata tale da poter approfondire l'argomento come solo un libro è in grado di fare.

Messa però da parte la filosofia spicciola, esistono solo rare eccezioni in grado di far vacillare l'intero sistema, episodi in grado di arrivare fino alle viscere, di essere iniettati nelle vene, di andare a toccare le corde giuste, quelle inaspettate, quelle che talvolta manco si pensava di avere. E siano messe da parte le meccaniche di gioco nettamente migliorate rispetto ai due predecessori, sia messa da parte l'atmosfera onirica e surreale della città del cielo Columbia che rapisce fin dal primo momento, com'era stato per le profondità di Rapture, lasciamo da parte la presenza di un paio di personaggi fra i meglio realizzati nell'ultima decina d'anni, lasciamo da parte un gioco che umilia la banalità delle produzioni moderne, ciò che resta è un'opera, un'opera che chiunque volesse azzardare e affermare, nella querelle accennata in precedenza, che il videogioco possa essere considerato una moderna forma d'arte dovrebbe portare come esempio in palmo di mano.




FUMETTO
Informazioni
Titolo: Essex County
Scrittore - Illustratore: Jeff Lemire
Anno: 2008-2011
Provenienza: Canada
Editore: Panini (ita) / Top Shelf (Can/USA)
Autore: Bosj

Un intreccio semplicissimo e una costruzione ancor più lineare, con una narrazione a tratti diretta e a tratti tramite flashback e null'altro, ci danno un affresco della campagna canadese, della Contea dell'Essex, tra ragazzini che cercano di ingannare il tempo e la solitudine difendendo la terra da un'invasione aliena e ottuagenari a prima vista un po' rimbambiti che fanno lucidamente i conti con gli errori del passato. Storie di ieri e di oggi, di uomini e donne, raccontate delicatamente da un giovane autore che negli ultimi anni si è ritagliato uno spazio sempre maggiore sulla scena internazionale (approdando addirittura a una propria serie, "Sweet Tooth", sotto la premiata egida Vertigo). Un tratto asciutto ed essenziale, una prosa di poche parole perché a parlare sono le immagini, le inquadrature, i luoghi e le espressioni. Sullo sfondo, le foreste d'acero, l'hockey e i grandi spazi di un Paese che, dopo questo trittico di racconti, è un po' più piccolo, un po' più vicino, un po' più umano.

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MOTORFINGER - Coming In Clear


Informazioni
Gruppo: Motorfinger
Titolo: Coming In Clear
Anno: 2013
Provenienza: Norvegia
Etichetta: autoprodotto
Contatti: facebook.com/motorfinger
Autore: LordPist

Tracklist
1. Never Mine
2. Double Rainbow
3. My Secrets
4. Arms Of The Sun

DURATA: 14:29

In genere, quando parliamo di Norvegia su queste pagine, si tratta di gruppi variamente affini al black metal, è invece abbastanza raro per noi trovarsi tra le mani un lavoro di rock alternativo proveniente da Oslo. "Coming In Clear" è il secondo EP pubblicato dai Motorfinger (a due anni di distanza dal primo "Best Of") e non cerca di nascondere le influenze alle spalle del quintetto.

Il nome della band — fondata nel 2009 — è un evidente richiamo ai Soundgarden, mentre la copertina cita scherzosamente quella di "Nevermind". Nel mondo della musica sono molto frequenti i revival più o meno consapevoli di sonorità appartenenti a epoche precedenti; in questo caso i Motorfinger cercano di recuperare il filo di un discorso esplicitamente novantiano, forse anche ispirati dal ritorno sui palchi di band come gli Alice In Chains o gli stessi Soundgarden.

Lo stile vocale del cantante Maurice Adams è molto vicino a quello di Chris Cornell, a tratti ricordando Eddie Vedder o addirittura Myles Kennedy nei momenti più melodici ("Double Rainbow"). Le chitarre di Fossli e Lundh viaggiano principalmente tra Cantrell e Thayil, portatrici allo stesso tempo di un approccio riconoscibilmente moderno, passato attraverso i vari Puddle Of Mudd, Alter Bridge e altri nomi dei tardi anni '90–'00. C'è da dire che nessuno dei brani supera i quattro minuti, rendendo così l'EP un lavoro molto diretto e facile da assimilare in tutte le sue parti. Mancano, almeno per il momento, i passaggi più cupi e sofferti che avevano caratterizzato sia gli Alice In Chains che i Soundgarden.

La band è potenzialmente una novità interessante nel panorama norvegese, di cui non si parla molto frequentemente nell'ambito del rock alternativo. Attenderemo con curiosità il primo LP, augurando ai Motorfinger di far fruttare le influenze eccellenti con una maggiore consapevolezza, potendo sviluppare il proprio sound in più tempo su disco.

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TRIARII + L'Effet C'Est Moi + TSIDMZ + Corazzata Valdemone (07/09/2013 @ The Theatre, Rozzano)


Informazioni
Gruppi: Triarii + L'Effet C'Est Moi + TSIDMZ + Corazzata Valdemone
Data: 07/09/2013
Luogo: The Theatre, Rozzano (MI)
Autore: Istrice

"Mio padre mi diceva che quando era giovane a Rozzano c'era una pista da motocross dove veniva a fare qualche gara, campi e nient'altro". Sembra di parlare di due secoli fa visto com'è ridotto il paese oggi, squallida propaggine della periferia sud di Milano, un susseguirsi ininterrotto di palazzine e piccole zone artigianali, composte da grigie schiere di capannoni uno uguale all'altro. In uno di essi si trova il Theatre, locale da poco in attività, capace però in breve di tempo di organizzare una discreta serie di eventi, spesso di stampo neofolk-darkwave-martial-industrial, eventi di buon livello se si considera che l'intera scena nel Belpaese è ancor meno seguita di quanto non sia nel resto d'Europa.

È in questo tempio della follia edilizia italica a cavallo tra anni '70 e '80 che la nostra comitiva, davvero nutrita per l'evento (superiamo abbondantemente le dieci unità, praticamente un quinto circa dei presenti), si ritrova a inizio concerto. Tra un saluto, un convenevole e la gioia di ritrovarmi davanti Dope Fiend, che non vedevo da metà estate, dall'Hell's Pleasure per la precisione, ci perdiamo praticamente l'intero concerto di Corazzata Valdemone, complesso di cui francamente non sappiamo nulla e di cui fatichiamo a comprendere l'eventuale senso quando, addentrandoci nel locale, troviamo sul palco il tizio in contemplazione di carte sparse su di un leggio, mentre il computer alle sue spalle emette noise poco significativa.

E in tutta sincerità questo sarà l'andazzo dell'intera serata, nessuno di noi era realmente interessato al contorno, a noi interessava la portata finale. Tanto poco interessati e fuori contesto da ritrovarci a metà dell'esibizione di TSIDMZ attorno a un tavolino nel cortile antistante il Theatre a sorseggiare birra in compagnia, raccontandoci gli eventi degli ultimi mesi. L'electroqualcosamartial dell'artista italiano, come è facile intuire, non convince, carico di simbologie che risultano stucchevoli persino in una serata fortemente "conservatrice" come questa.

Torniamo all'interno del locale, peraltro ben tenuto e addobbato per l'occasione, cercando di darci un tono di serietà per il turno di L'Effet C'Est Moi, formazione italiana che propone un martial dalle sonorità più dolci e levigate, one man band formata dal solo Emanuele Buresta su disco, accompagnato per l'occasione da un bassista, una flautista e un percussionista. Il quartetto di destreggia bene sul palco e il concerto risulta gradevole, sebbene la proposta sia a tratti un po' troppo monotona per i nostri gusti. Il tempo tuttavia corre veloce, tra una scartabellata alle bancarelle (Erdmann, ovvero Mister Triarii, espone la sua mercanzia mentre assiste poco convinto all'esibizione delle band spalla, affiancato dalla bancarella della distro Old Europa Cafè, come sempre ben fornita, da cui peschiamo alcuni pezzi notevolissimi), e una occhiata a ciò che accade sul palco.


Manca un quarto a mezzanotte quando Erdmann, accompagnato da un percussionista, sale sul palco dando il via al concerto della sua creatura. Supportati da un comparto visivo di grande impatto, parte integrante dello show, i Triarii mostrano da subito la distanza qualitativa che li separa da tutto quanto visto in precedenza. Ed è vero, le basi sono preregistrate, ma lo spettacolo nel complesso è penetrante, le vibrazioni arrivano in fondo allo stomaco, i tamburi sono bombe in deflagrazione, mentre Erdmann, protagonista dal carisma senza eguali, recita i suoi versi. "Emperor Of The Sun" apre le danze, "Mother Of Pain" le prosegue, "Roses 4 Rome" è una boccata d'ossigeno fra una marcia e l'altra. La prosecuzione è un vero e proprio bombardamento: "Ode To The Sun" riempie il cuore di Dope, la cui anima viene illuminata dalla luce del sole invitto, "W.A.R." ci consiglia nuovamente di alzare le nostra braccia verso il sole, poiché "We Are Rome". Arrivano i brani di chiusura, "Heaven & Hell", mia favorita, con il crollo delle torri gemelle di sfondo, ricorda a tutti col suo passo martellante che è nel sangue che marciamo, poiché siamo Dei, siamo Cesari, in paradiso e all'inferno, cosa che per un attimo ci sentiamo veramente (quantomeno io e Dope, Bosj s'è nel frattempo seduto in un angolo della sala, probabilmente in crisi d'astinenza da death metal), quando attacca "Europa", brano simbolo di tutto un movimento musicale, che con i suoi versi vuole ribadire, pur nella sua decadenza odierna, la superiorità etica, umana e intellettuale del vecchio continente. Chiude "Solemn Vigil", brano malinconico tratto dal recente "Exile", sigillo finale di uno spettacolo raro e unico nel suo genere.

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TOXYDOLL - Live At The LoopHole

Informazioni
Gruppo: Toxydoll
Titolo: Live At The LoopHole
Anno: 2013
Provenienza: Europa
Etichetta: Aut Records
Contatti: autrecords.com
Autore: 7.5-M

Tracklist
1. Mantis Dance
2. Castellana
3. Loopaholic
4. Testone
5. Viruta
6. Toxydoll

DURATA: 53:35

L'improvvisazione è la vita. Sapere quali sono i propri strumenti è uno degli esercizi che ogni giorno facciamo: chi si ritiene ottimo nelle relazioni si eserciterà a crearne di nuove, sempre (e allora in una sera può stabilire legami con tre, quattro persone); chi si ritiene ottimo nell'organizzare il proprio tempo farà piani a lungo termine (che puntualmente rispetterà nonostante il caso caotico che sfugge alle sue previsioni); chi si ritiene ottimo nel conservare le proprie abitudini farà di tutto perché niente le faccia errare (e si opporrà agli eventi in modo da dirigerli dove vuole). Poi c'è chi non si rende conto di quali siano i propri strumenti e perciò non li esercita: così si incaglia o procede per inerzia, seguendo quello che accade intorno, che viene detto e che è considerato giusto.

Il free-jazz è improvvisazione. Come per la vita, nel free-jazz bisogna sapere quali sono i propri strumenti, quindi bisogna sapere dove si vuole andare per non farsi trascinare dall'inerzia o dall'influenza degli altri. I Toxydoll hanno scelto, fortunatamente, quali strumenti usare: non si sono lasciati trascinare dalle abitudini del genere. Poche cose: a ognuno il suo suono. Un tema su cui fare affidamento, sempre. Al quale si può ritornare, se è necessario perché ci si è persi. Poi, il resto, è vita. È vivo. È "live". Non potrebbe essere altrimenti. I Toxydoll non avrebbero potuto produrre un disco in altra maniera, come la vita non si può riprodurre in studio. C'è bisogno del caso, delle volontà e degli errori, delle rivelazioni e delle scoperte, delle improvvisazioni. Dell'ascolto.

Avete presente John Zorn. Ecco, dimenticatelo. Il free-jazz dei Toxydoll non risponde ai criteri di frammentazione a cui ci ha abituato il caro sassofonista americano. Il nostro sassofonista francese (Vincet Doménech), coadiuvato da una ottima batterista (Olga Nasova), da un chitarrista italiano (Alberto Cavenati) e da un tastierista e musicista elettronico (Bob Meanza, di origine ignota), si muove in maniera continua, senza soluzione di continuità: tutto è fluido ed estremamente compatto, non c'è il minimo segno di rottura. Ogni cosa è in ascolto di quella precedente e della successiva. Viva perché attenta a quello che sta attorno, dietro, davanti. Ogni strumento è capace di ascoltare e raccogliere i segnali che l'altro manda, di seguirlo o di opporvisi, di farsi trascinare da una ritmica o di contrastare la tonalità dominante. Insomma anarchia in ascolto. Non edonismo, non compiacimento di sé, ma soddisfazione nel collaborare con gli altri nel perseguire un modo. Conoscere i propri strumenti e metterli al servizio di una situazione comune.

I Toxydoll sono dei buoni esempi di free-jazz attento e deciso. Da sentire. Dal vivo. Sul vivo.

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AOSOTH - IV: An Arrow In Heart


Informazioni
Gruppo: Aosoth
Titolo: IV: An Arrow In Heart
Anno: 2013
Provenienza: Francia
Etichetta: Agonia Records
Contatti: aosoth.fr
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. An Arrow In Heart
2. One With The Prince With A Thousand Enemies
3. Temple Of Knowledge
4. Under The Nails And Fingertips
5. Broken Dialogue 1
6. Broken Dialogue 2
7. Ritual Marks Of Penitence

DURATA: 56:08

Tra le cerchie di appassionati del Black Metal, e della scena francese in particolare, gli Aosoth non hanno bisogno di alcuna presentazione: l'infernale macchina di morte d'oltralpe è giunta quest'anno a sfornare "IV: An Arrow In Heart", quarto album (quinto, se vogliamo considerare anche "Variations Of Violence", la versione strumentale del precedente "III - Violence & Variations") e ideale culmine qualitativo del percorso intrapreso nel 2008 con l'omonimo debutto.

"An Arrow In Heart" e la sacrale "Ritual Marks Of Penitence" (rispettivamente apertura e chiusura del disco) vengono edificate sulle fondamenta di un marchio sonoro catacombale e claustrofobico che trascina impietosamente sul fondo di un abisso malsano. Melodie bollenti e nere, una voce demoniaca proveniente dai più angusti anfratti avernali, inquietanti movimenti intestini di forze potentissime e atmosfere maligne deflagranti in progressioni violentissime: questi sono gli elementi che compongono un impianto vibrante di una viscosa volontà distruttrice che nulla lascia di integro al proprio passaggio. Ciò che domina la scena, nel trittico formato da "One With The Prince With A Thousand Enemies", "Temple Of Knowledge" e "Under The Nails And Fingertips" è un'aura venefica ricreata attraverso dissonanze malefiche che rimandano al panorama francese più avanguardistico (Blut Aus Nord e Deathspell Omega su tutti), melodie mortifere e l'intensità globale di un'espressività selvaggia e pienamente consapevole del suo scopo decostruttivo. Le visioni provocate dagli Aosoth vengono private di ogni barlume di luce, vengono impestate e saturate dall'imponenza di un percorso lastricato di sangue, di fuoco, di pestilenza e di devozione assoluta verso le entità più empie che la spiritualità umana abbia incrociato nel suo millenario cammino.

Il blocco più "sperimentale" di "IV: An Arrow In Heart" è rappresentato da "Broken Dialogue 1" e "Broken Dialogue 2" in cui declamazioni di vario genere si sovrappongono a tracce stilistiche dei Glorior Belli di "Meet Us At The Southern Sign" e dissonanti acidità, impasto il cui risultato è un effetto altamente disturbante e agghiacciante. Ennesimo punto a favore della indubbia qualità di "IV: An Arrow In Heart" è la produzione scelta: la dimensione sonora che è stata selezionata per dar vita a questo lavoro è estremamente cupa, pastosa e, di conseguenza, dannatamente adatta a veicolare ed evocare quell'oscurità tentacolare e opprimente che rappresenta davvero la marcia aggiuntiva del disco.

Con un tale nuovo parto gli Aosoth hanno ulteriormente incrementato il loro nero ascendente spirituale, offrendoci un lavoro di enorme spessore. "IV: An Arrow In Heart" è un atroce affresco di morbosa e fiera devozione, è un baluardo di dominante discendenza demoniaca, è un bellicoso monumento infernale che, come un valente condottiero, si staglia orgoglioso e altero di fronte alle proprie armate e che, con la sola vigoria dello sguardo, domina un orizzonte sempre più nero, sempre più minaccioso, sempre più gravido di potenza.

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DEAD AGAIN - Occultus Lake


Informazioni
Gruppo: Dead Again
Titolo: Occultus Lake
Anno: 2013
Provenienza: Canada
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: facebook.com/pages/Dead-Again/191977307546943
Autore: Mourning

Tracklist
1. The Sleeper Has Awakened
2. Chestburster
3. Empty Burial
4. Bug Hunt
5. The Lament Configuration
6. Occultus Lake
7. A Torn Mouth
8. Body Parts And Power Drills
9. Shapeless Horror
10. Post Secondary Decapitation

DURATA: 20:39

I Dead Again? Beh, dopo l'ascolto di questi canadesi il nostro Matteo Montesi vi risponderebbe così: "È il Diaulo"! Evan (basso), Shaun (batteria), Steve (chitarra e voce) e Cole (voce) sono quattro musicisti provenienti da Vancouver (Canada) che si cimentano nella creazione di un connubio stilistico nel quale confluiscono la rabbia dell'hardcore, la prepotenza massacrante del grind e la fangosa pressione dello sludge.

Inserendo nel lettore cassette "Occultus Lake", il loro primo e unico lavoro rilasciato, mi è parso d'avere a che fare con una mistura ossessiva, malvagia e pressante di Napalm Death, Trap Them, Down e Soilent Green: non vi sembra che lo scenario sia di quelli assurdamente pesanti da affrontare? L'album è composto da dieci tracce, una sequela di piallate in pieno volto che si apprestano a scontrarsi e a demolire ciò che si para loro contro, iniziando sin da subito con l'apertura affidata ai baratri scavati da "The Sleeper Has Awakened" e perpetuando tale atteggiamento sino all'arcigna conclusione sulle note di "Post Secondary Decapitation".

"Occultus Lake" dura poco più di venti minuti e in questo lasso di tempo la presa non viene mai mollata, è ferrea e supportata da un comparto ambientale opprimente e scuro che rende lugubre e fascinoso l'incontro con brani come "Chetburster", "The Lament Configuration" e la stessa "Occultus Lake".

Il disco si alimenta delle passioni che i canadesi nutrono per lo sci-fi, gli slasher movie e il male in quanto entità; quest'ultimo prende il controllo della storia che le canzoni vanno a comporre, vi è infatti un filo logico che unisce i vari episodi, una caccia all'uomo che si tinge perennemente di un color rosso sangue. Violenti, sfrontati e privi di fronzoli, è così che sono i Dead Again: tutto ciò non vi basta? Non avete idea di cosa state rischiando di perdervi.

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WACHT - Indigen


Informazioni
Gruppo: Wacht
Titolo: Indigen
Anno: 2013
Provenienza: Grigioni, Svizzera
Etichetta: Bergstolz
Contatti: bergstolz.ch
Autore: ticino1

Tracklist
1. Il Capricorn Solitari
2. Intellect Inflamà
3. Nos Privilegi
4. Engiadina Sur Tuot!
5. Indigen
6. Grischun Abandunà
7. Sbrais Sanza Sun
8. Güstizia, Per La Vardà
9. Fundà Sün Fö
10. Black Metal Über Alles
11. Epilog Engiadina

DURATA: 54:07

Quante volte vi ho già presentato lavori dei grigionesi Wacht? Neppure lo so. Dal 2006 a oggi ne è caduta di neve sui pizzi delle Alpi Retiche e tante sono le registrazioni uscite sotto l'egida del gruppo diretto dall'onnipresente Steynsberg. Sovente vi ho parlato di una certa costanza compositiva e d'esecuzione da disco a disco. Ora che cosa è cambiato?

Tanto per cominciare ho dovuto aprire il PDF del libretto per essere sicuro che si trattasse davvero di quei Wacht... I titoli e i testi sono ancora prevalentemente in reto romancio e i temi trattati sono quelli offerti dall'amata patria di Steynsberg, i Grigioni. L'intro, con il suo tocco "alpino", mi lascia un poco perplesso; non è la musica in sé che provoca questa sensazione, ma l'evoluzione che vi ha avuto luogo. L'altro ieri mi lamentavo di sentire troppe trame "burzumiane", mentre oggi le fasi ritmiche coprono la discografia basilare dei Bathory, ricombinandola sì con il black scandinavo classico, sfiorando però tocchi rock (qui potrei diventare becero e dire addirittura "post") per addentrarsi in frangenti più atmosferici o melodici che ricordano un poco il progetto Hatesworn, proveniente dalla stessa forgia romancia. Le prove che sostengono queste mie affermazioni le troverete comodamente ascoltando "Intellect Inflamà" e "Indigen", questi sono alcuni dei pezzi più vari presentati su questo disco, oppure la melanconica "Sbrais Sanza Sun" che dopo un inizio black tipico si trasforma progressivamente in una colata di resina. Notevole nel citato progresso compositivo è l'effetto provocato dal gioco fra due chitarre che seguono a volte frasi differenti e una batteria che sapientemente offre una solida base ritmica. Quasi me ne dimenticavo: ho criticato sovente la voce di Steynsberg, in questo lavoro però mi sembra che ci sia meno monotonia nel timbro e la combinazione con alcuni passaggi puliti, o addirittura femminili, sia ben riuscita, mescolandosi senza attriti nella trama d'insieme.

Perché sprecare tante parole? Secondo me i Wacht forniscono con "Indigen" il loro disco più riuscito finora. È pieno di varietà, fantasia e, malgrado non rappresenti l'invenzione dell'acqua calda, offre a te, ascoltatore esigente, oltre cinquanta minuti di musica pieni di passione e privi di noia. Attenzione: non è digeribile per i puristi! Potenziale? C'è: il futuro ci rivelerà se sarà sfruttato.

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[ówt krì] - The New Seed

Informazioni
Gruppo: [ówt krì]
Titolo: The New Seed
Anno: 2013
Provenienza: Finlandia
Etichetta: Alrealon Musique
Contatti: owtkri.com
Autore: Bosj

Tracklist
1. Deep South
2. The New Seed
3. On Hostile Ground
4. Abandoned Path
5. Dance In Silence
6. We Sleep Forever
7. Confrontations
8. Ocean Hymn
9. Darker Sensation
10. The Sirens Call

DURATA: 40:33

Kenneth K., in arte [ówt krì], nonostante giunga solo oggi al primo, vero debutto sulla lunga distanza e sotto l'egida di una etichetta a tutto tondo, è in giro dal tardo 2005 e in questi anni ha vissuto un'evoluzione piuttosto profonda; passando da un iniziale orientamento drone-doom, scorre oggi lungo un ambient dalle spruzzate ora dark e molto vagamente industriali ("Abandoned Path"), ora ritualistiche e litaniache ("On Hostile Ground"), ma votando il grosso dei suoi sforzi alla creazione di una musica di accompagnamento e sottofondo molto delicata, per non dire raffinata.

Pur provenendo dalla fredda Finlandia, determinati passaggi della sua musica ricordano da vicino l'Eluvium di Copia ("Dance In Silence", certamente i minuti più melodiosi e vellultati dell'intero insieme), con una predominanza di piano e tastiera sul morbido tappeto di suoni sintetici, mentre in altri frangenti ("Ocean Hymn") è più dichiarato il retaggio di artisti come Biosphere e del suo tocco scandinavo. Su tutti, però, spiccano gli unici due brani con parti cantate: "On Hostile Ground" e "Darker Sensation", poche, asciutte parole, ma dall'incedere insistente, disturbante, ritualistico e al tempo stesso nervoso, quasi fastidioso, a sottolineare la nota negativa individuata dai titoli stessi dei pezzi.

In generale, "The New Seed" ha molti pregi e ben pochi difetti: estremamente variegato eppure mai eccessivo, diversificato ma organico, di sottofondo tuttavia scorrevole anche a un ascolto più "concentrato". L'ambient di Kenneth K., forse per il proprio percorso affrancatosi via via da suoni più estremi, non è un'esperienza felice, anzi, i colori sono per la maggior parte cupi, ombrosi, pur nel calore di suoni molto lavorati e ben prodotti (la masterizzazione è opera delle sapienti mani di Markus Skhroch. Cionondimeno l'atmosfera non si fa mai opprimente, rendendo quest'ultima uscita a nome [ówt krì] facilmente digeribile anche per gli stomaci meno avvezzi a quaranta minuti di suoni elettronici in loop.

La svizzera Alrealon Musique, con questa nuova produzione, si conferma per l'ennesima volta un'etichetta molto attenta alla qualità del proprio roster, e [ówt krì] aggiunge un ulteriore, importante tassello al proprio già nutrito percorso.

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BLISS OF FLESH - Beati Paupares Spiritu


Informazioni
Gruppo: Bliss Of Flesh
Titolo: Beati Paupares Spiritu
Anno: 2013
Provenienza: Francia
Etichetta: Non Serviam Records
Contatti: facebook.com/BLISSOFFLESH -myspace.com/blissofflesh - reverbnation.com/blissofflesh
Autore: Akh.

Tracklist
1. Black Procession
2. Amen
3. Disciple
4. On The Path To Expiation
5. Forgotten Epitaphs
6. Rosary Of Shame
7. Sadistic Abstinence
8. Possessed
9. Pariah

DURATA: 48.50

A quattro anni dall'esordio, tornano i transalpini Bliss Of Flesh grazie all'opera della Non Serviam Records che prosegue il suo percorso qualitativo dopo aver distribuito i Grief Of Emerald. In questo caso ci troviamo di fronte a un'armata che riesce a coniugare tonalità musicalmente e fortemente Death a una spiccata propensione Black per vibrazioni e messaggio. Quest'ultimo è discretamente atipico in quanto critica e sottolinea le tonalità decadenti, morbose e peccaminose insite nel credo di estrazione giudea (visione di cui da lustri sono un ardente e convinto sostenitore) e nel suo principale derivato cristiano, un po' come fatto dal nostrano Macabre Enslaver, pur utilizzando altre soluzioni.

Si parte immediatamente con l'acceleratore pigiato e la melodia di "Black Procession" unita a una ritmica robusta cattura l'attenzione e dimostrare il valore del gruppo, che riesce a unire tecnica e violenza filtrandole attraverso il panno misterico di una "sindone" illusoria su cui costruire catene che lacerano in maniera malata i succubi devoti. Croste di sangue e piaghe fuoriescono continuamente dai solchi dei Bliss Of Flesh, per certi versi richiamando alla memoria i migliori Behemoth di "Evangelion" sia per l'impatto che per la precisione esecutiva. Altre volte invece viene immesso anche lo spirito del Melodic Death Metal di stampo svedese nel gusto di certe armonizzazioni (come succede in "Amen"), ricordandosi sempre però di tenere i ritmi ben più serrati e funebri rispetto agli scandinavi di quella matrice.

Il senso di distruzione e rovina continua con "Disciple" (la più B.M. del lotto) e "On The Path To Expiation", che sembrano veramente non trovare pace, come se Necurat e soci dovessero realmente scardinare il velo paradisiaco che drappeggia il tessuto temporale di Jahvè, per scoperchiare il lato caotico e perfido di una divinità nata e cresciuta per violentare e sodomizzare lo spirito fragile e macilente dei seguaci di Abramo, l'uomo che per primo ha spiritualmente massacrato il suo primogenito in onore del sommo carnefice, innalzando su quell'altare tutto il suo liturgico fanatismo.

Gli attacchi Death Metal sono arrembanti e serrati, la voce gutturale viene coadiuvata da contro-scream che sono un continuo vomitare di brutture e sadismi, su cui la sezione ritmica può far deflagrare le proprie soluzioni ricche di pathos e brutalità; è molto interessante infatti come i francesi riescano a bilanciare le parti melodiche e quelle maggiormente estreme in maniera assolutamente naturale, anzi amplificandone spesso il potenziale grazie all'omogeneità della proposta e alla baldanza artistica del duo Sikkardinal-Pandemic. Spesso inoltre si possono trovare cambi di ritmo all'interno del riff stesso, con crescendo e intensità che riducono i neuroni a una macchina da headbanging, come testimonia la delirante "Rosary Of Shame". Molto valido infine anche il trio di canzoni in chiusura, dove la carica letale non osa diminuire nemmeno nei tempi medio-lenti, avviluppando con un mantello di larve e purulenza estatica ogni momento, ogni secondo. E l'istante è la dimensione in cui sprigionare fedelmente il proprio disprezzo.

Un altro aspetto rilevante sono le dissonanze attraverso le quali avanza la precisa identità di corruzione e malignità che si innesta nelle strutture dei brani e nel loro svolgimento "melodico", evidenziato in alcune parti dall'inserimento del violoncello o di saltuari arrangiamenti di maggior respiro; il pezzo più rappresentativo in tal senso è "Forgotten Epitaphs", con una sede arpeggiata iniziale che si apre a un muro sonoro che è puro godimento. Tutto ciò ben rappresenta il doppio strato che aleggia fra apparenza e scopo, in cui le stigmate non simboleggiano altro che il vincolo sadico, l'epurazione dolorosa della vittima che sacrifica morbosamente il proprio essere, dandosi in pasto ai demoni che fornicano santificati nella propria anima; quest'ultimo componente è sottolineato da inserimenti vocali in stile Attila, dove i richiami alla morte divengono tangibili ed evidenti.

Per comprendere lo stampo di questi ragazzi dovremmo prendere i sopraccitati Behemoth, i migliori Belphegor, la vena più spinta degli Anima Sementis ("Sadistic Abstinence" ne è la riprova, ma senza la loro propensione tastieristica) e la follia dei primi Darkane, Soilwork o dei norvegesi Mirksorg, senza dimenticarsi di quell'impeto scardinante dei polacchi Azarath, ma nonostante i celebri nomi la via intrapresa dai Bliss Of Flesh è preservata dalle derivazioni, risultando fortemente personale e distinguibile, frutto di eccellenti qualità compositive. La cosa importante dopo tanto parlare di spiritualità marcescente e incancrenita è che di fatto i Bliss Of Flesh sono un carro armato che demolisce, una armata selezionata di spiriti guerrieri, dei "crociati" fanatici che purgano con la formula vincente del fuoco, dei mortiferi; una sorta di Immolation europei che costruiscono una carica demoniaca ragionata e lucida, non accettando quindi alcun compromesso o inflessione in nome di una ragione critica che sfocia nei peggiori meandri e legami che l'Uomo abbia mai realizzato.

Credo che i Bliss Of Flesh possano ritagliarsi un notevole spazio fra gli amanti di sonorità Death-Black e sicuramente scaleranno tantissime posizioni fra i dischi usciti in quest'anno volgare, forti di una esaltazione percepibile e di una carica totale.

La via giudea si regge sul peccato e allora peccate e innalzate a gloria chi vi apre la via alla corruzione.

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BUDDHA SENTENZA - South Western Lower Valley Rock


Informazioni
Gruppo: Buddha Sentenza
Titolo: South Western Lower Valley Rock
Anno: 2013
Provenienza: Germania
Etichetta: World In Sound
Contatti: facebook.com/pages/Buddha-Sentenza/261997021743
Autore: Mourning

Tracklist
1. Alpha
2. Time Wave Zero
3. Beta
4. Arrested Development
5. Gamma
6. Spanish Revenge (Hieronimo Is Mad Again)
7. Delta
8. Debris Moon
9. Epsilon
10. The Monkey Stealing The Peaches
11. Zeta
12. Tzameti
13. Eta
14. Psychonaut

DURATA: 46:15

I Buddha Sentenza furono una delle prime scoperte fatte grazie alla nascita della nostra webzine, la formazione tedesca m'incuriosì moltissimo con "Mode0909" e dopo avervelo presentato continuai ad ascoltarlo a ripetizione per lungo tempo. Sono trascorsi tre anni da quell'incontro e il 2013 ci consegna finalmente il secondo album di questi spiriti liberi, fluttuanti in una dimensione acida psichedelico-spaziale che si è mantenuta saldamente ancorata ai suoi riferimenti stilistici portanti: Pink Floyd, Black Sabbath, Hawkwind, Emerson Lake & Palmer e Oblivion Express, dando vita a un'ennesima prestazione strumentale di buonissimo livello, dotata del piglio di cui i grandi, solo quelli davvero grandi, come i Colour Haze per intenderci, sono in possesso.

La scaletta è suddivisa in modo tale da accrescere la sensazione da "viaggio" tipica del loro sound, è infatti ripartita in due sezioni uguali composte da sette tracce: la prima racchiude alcuni intermezzi piazzati alternativamente fra i brani più lunghi e che consistono perlopiù in rarefatte esibizioni spacey che vengono identificate attraverso l'uso delle lettere appartenenti all'alfabeto greco; mentre la seconda è formata da un sentiero lastricato da chitarre esaltanti, assoli rinfrescanti, sezioni ritmiche incessantemente pronte a dilatarsi, tanto da far filtrare le fluide interazioni dell'organo e favorire il propagarsi nell'etere di melodie incantevolmente suadenti.

Potrei dilungarmi ancora, tentando d'intrattenervi scrivendo fiumi di parole sulle singole canzoni, lo trovo però alquanto inutile o per meglio dire infruttuoso. La natura esplorativa di cui è fornito "South Western Lower Valley Rock" necessita di essere vissuta a suon di ascolti ripetuti, sia imponendole la massiccia esposizione offerta dalle casse dello stereo a volume moderatamente alto (non esagerate, poiché rischiereste di distorcerne l'essenza) che l'intimità regalata dalle cuffie; questa seconda soluzione, isolandovi momentaneamente dal mondo che vi circonda, potrebbe rappresentare il tramite ideale per intraprendere una fantastica traversata del cosmo in compagnia di questi crucchi.

I Buddha Sentenza sono un cavallo vincente, uno di quelli su cui puntare senza dubbio e personalmente non posso che consigliarvene l'acquisto, tant'è che mentre scrivo ho premuto il tasto "play" per la sesta volta consecutiva e sto nuovamente per imbarcarmi in quest'avventura. Voi cosa state aspettando?

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MOTORFINGER - Coming In Clear [english version]


Information
Band: Motorfinger
Title: Coming In Clear
Year: 2013
Origin: Norway
Label: Self-released
Contacts: facebook.com/motorfinger
Author: LordPist

Tracklist
1. Never Mine
2. Double Rainbow
3. My Secrets
4. Arms Of The Sun

RUNNING TIME: 14:29

When we talk about Norway on these pages, it is usually because of black metal-related bands, so it is quite uncommon for us to review an alternative rock album coming from Oslo. "Coming In Clear" is the second EP released by Motorfinger (two years after the first "Best Of") and it doesn't try to hide the influences behind the quintet.

The band, founded in 2009, chose a name which is an obvious tribute to Soundgarden, while the cover jokingly refers to "Nevermind". In the music sphere it is very frequent to witness all sorts of revivals of styles coming from the past; here Motorfinger strive to restore an explicitly '90s thread, perhaps also inspired by the big comebacks of influential bands such as Alice In Chains or Soundgarden themselves.

Maurice Adams' vocal style is very close to Chris Cornell's, sometimes reminding us of Eddie Vedder or even Myles Kennedy when it gets more melodic ("Double Rainbow"). Fossli and Lundh take their guitars mainly between Cantrell and Thayil, at the same time displaying an audibly modern approach, gone through the many Puddle Of Mudd, Alter Bridge and other bands of the late '90s-'00s.

However, none of the tracks runs over four minutes, thus making the EP very straightforward and easily digested in all of its parts. There is no trace — at least for the time being — of darker and more painful passages, which have been distinctive traits of both Alice In Chains and Soundgarden.

This band is a potentially interesting newcomer in the Norwegian scene, not exactly one of the most mentioned when talking about alternative rock. We will look forward to listening to their first LP, wishing them to be able to make all of their excellent influences work even more consciously, with the chance to expand their sound being given more recording time.

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OKUS - Okus


Informazioni
Gruppo: Okus
Titolo: Okus
Anno: 2013
Provenienza: Irlanda
Etichetta: Underground Movement
Contatti: facebook.com/Okusband
Autore: Mourning

Tracklist
1. Blood And Oil
2. Redemption
3. Bodies
4. Light Obscene
5. Jackyl
6. Born In Chains
7. Burn It To The Ground

DURATA: 31:59

Gli Okus sono un quartetto irlandese proveniente da Drogheda, cittadina portuale sita sulla costa orientale dell'isola. Musicalmente potrei chiudere la recensione in poche parole, dicendo "rozzo è bello" e coloro che amano la scena death metal scandinava di Entombed, Grave e Dismember quanto le varianti d-beat e crust di gente come Martyrdod e Acephalix sono sicuro apprezzeranno il debutto di questi ragazzi.

La proposta è marcia, scura e priva di compromessi, la formazione non lascia spazio all'utilizzo di orpelli, innesta una marcia che prende vita con "Blood And Oil" e si chiude senza interruzioni con "Burn It To The Ground", mollando dietro di sé i resti macinati dal proprio passaggio, alle volte più intimidatorio e fottutamente indiavolato ("Redemption"), altre maggiormente greve e profondo ("Bodies") nel suo perpetuo rivoltare il terreno, sotterrando e dissotterrando odio. La mezzora insita in "Okus" non permette all'orecchio di porsi dubbi, non vi sono attimi in cui la band sbandi in direzione di modernismi o aperture melodiche altamente fruibili, non da mai la sensazione di voler mollare la presa. Il carattere psicologicamente disturbato dell'irrequieta e schizofrenica "Light Obscene", la cavalcata punk racchiusa nella grezzissima "Jackyl", le inflessioni di stampo death-doom di "Born In Chains" e lo smerigliare imperterrito di "Burn It To The Ground" non fanno che dare conferma a tale pensiero.

Gli Okus sono goderecci al massimo, il disco è stato ben prodotto da Johnny Kerr presso i Dead Dog Studios ed è alquanto azzeccata la scelta fatta sia cromaticamente che come raffigurazione per la copertina e l'interno del libretto. Vi consiglio vivamente di dare in pasto al vostro udito quest'album, vi attendono immense scapocciate e litri di birra a rendere ancor più ebbra la situazione. Buon divertimento.

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THE LOTUS - Tomorrow


Informazioni
Gruppo: The Lotus
Titolo: Tomorrow
Anno: 2013
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: facebook.com/thelotusofficial
Autore: Mourning

Tracklist
1. Tomorrow
2. Bullet-Proof Heart
3. Why Are Still We Living In The Yesterdays
4. No More Chains

DURATA: 19:05

I The Lotus sono tornati e l'hanno fatto in grande stile! Il quintetto nostrano era già partito in quarta con un debutto dalle potenzialità spiccatissime, "Forgotten Silence": un album che aveva messo sul piatto della bilancia una preparazione tecnica, una voglia di osare e soprattutto una cura per il dettaglio già ben al di sopra della media. Il gruppo composto da Rox (voce e tastiere), Luca De Falco (chitarra e voce), Giovanni B. Falaschi (basso), Kristal Cross (tastiere e programming) e Marco Lanciotti (batteria) è cresciuto, non ha arrestato il suo cammino e con "Tomorrow" ce ne offre una chiara dimostrazione.

Il mini contiene quattro tracce per neanche venti minuti di musica che provano senza alcun dubbio l'avvenuta maturazione di un gruppo oggi capace di far confluire all'interno del sound correnti alternative e distaccarsi dalle influenze di base, si vedano i Dream Theater, la cui presenza era maggiormente marcata in passato. Il brano in apertura, che dà il titolo al lavoro, può essere considerato come la traccia più "classica" per svolgimento progressivo: al suo interno spicca l'ottimo operato combinato della chitarra di De Falco e delle tastiere di Kristal Cross. Con "Bullet-Proof Heart" invece la svolta sonora diviene evidente, la canzone infatti immette venature elettroniche ed estremizzazioni che conducono alla partecipazione del cantato in growl, non eccessivo e ben impiantato nel contesto; la più fluida "Why Are Still We Living In The Yesterdays" dal canto suo fa risaltare la batteria di Lanciotti ed è in possesso di un ritornello che invita al canto. Il compito più arduo, quello di convincere definitivamente l'ascoltatore, spetta però all'ultimo brano, "No More Chains": il pezzo consiste in otto minuti nei quali i The Lotus fanno intendere inequivocabilmente di aver raggiunto un grado altissimo di preparazione e capacità d'entrare in connessione con la musica da loro prodotta, in un episodio che trabocca di tensione emotiva ed è strumentalmente impeccabile.

Il gruppo sembra proprio aver mutato pelle, l'evoluzione è stata globale e mi chiedo davvero come sia stato possibile che tre anni fa il loro debutto sia passato in sordina. Mi chiedo anche perché una band simile debba ancora autoprodursi (sarà mica colpa dell'italica provenienza?), tanto più che poi ritroviamo in roster realtà ben più ordinarie, se non addirittura scadenti. Un disdicevole fatto che ovviamente non punisce solo la bravura di questi ragazzi, i casi similari sono tanti e continueranno a esserlo, ma non mancherò di parlare dell'argomento ogni volta che sarà necessario.

Cosa dobbiamo attenderci da questi The Lotus? Se due più due fa sempre quattro, al prossimo giro si potrebbe sperare nella realizzazione di un vero e proprio discone, quello del quale si deve entrare senza dubbio in possesso e da custodire gelosamente. Riusciranno a mantenere fede a tale aspettativa? Rimanendo con le orecchie ben aperte, intanto continueremo a gustarci "Tomorrow" e quando sarà il momento di certo ne parleremo. Alla prossima ragazzi!

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KAUSALGIA - Farewell [english version]


Information
Band: Kausalgia
Title: Farewell
Year: 2012
From: Finland
Label: Pest Productions
Contacts: facebook.com/Kausalgia
Author: LordPist

Tracklist
1. Reincarnated
2. The Drug
3. Lupaus
4. Farewell
5. As The Curtain Falls

RUNNING TIME: 26:34

It is not easy for a new band to emerge in the crowded Finnish scene, it often happens that acts aiming at the top just end up being "the poor man's Children Of Bodom", or just another copy of Stratovarius, and so on. However, there are some bands that manage to find their comfortable niche, limited to a certain scope or market, such as Kausalgia (born from the ashes of Hypotermia). As it happened to other bands that signed up with Pest, this EP had already been released in digital format, before the label went on to produce a digipak edition adding the fifth track. The packaging is humble, featuring a quite generic artwork (a little girl wearing a bloodstained dress, coming out of a cabin in the woods) and a photo of the band on the inside.

The band — founded by Markus Heinonen — comes from a mainly melodic black background, also including some doom passages somewhat reminiscent of their fellow countrymen Swallow The Sun. After the opener "Reincarnated", we're hit by a frontal assault with "The Drug", which features really solid riffing and sticks to the head straight away. Heinonen’s scream is notable and works well with the rest of the band. The second two tracks, "Lupaus" and "Farewell", tread on a different path, closer to the projects' more "doomish" face, although we can still hear a few faster moments here and there. The final song — not casually entitled "As The Curtain Falls" — opens with a keyboard intro and then moves towards melodic territories, even though it struggles in finding its way after what we have just listened to.

The EP "Farewell" is basically a good product for those who like melodic black mixed with something else, there are some nice riffs and the band seems to know its trade well. The vocals are notable; I am curious about seeing Kausalgia deal with a longer work, to learn if they're able to keep the listener focused for more than twenty minutes or not.

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OBSIDIAN TONGUE


Informazioni
Autore: Mourning
Traduzione: Dope Fiend

Formazione
Brendan Hayter - Voce, Chitarra
Greg Murphy - Batteria


Gli Obsidian Tongue hanno pubblicato il loro secondo disco, "A Nest Of Ravens In The Throat Of Time", e Aristocrazia ne approfitta per offrirvi, oltre alla recensione del suddetto, anche un approfondimento sulla realtà del duo composto da Brendan Hayter e Greg Murphy.

Benvenuto Brendan, inizio saltando inutili preamboli e chiedendoti subito: chi sono gli Obsidian Tongue e qual è l'obiettivo che si sono prefissati?

Brendan: Gli Obsidian Tongue sono composti da me e del batterista Greg Murphy. Il nostro obiettivo è quello di creare un metal estremo che sia il più possibile emozionale e ricco di melodia.


Il vostro black atmosferico per molti versi pare possedere più punti di contatto con quello proposto dai membri della Cascadian Scene ed è impossibile non nominare Agalloch e Wolves In The Throne Room. Trovi che il modo con il quale quelle band si esprimono sia in parte affine anche spiritualmente alla tua interpretazione del genere?

Ho sentito girare un sacco la parola "cascadian" di recente, soprattutto da parte di persone che parlano degli Obsidian Tongue. Tuttavia, poiché viviamo sull'altro lato del Paese, è difficile sentirsi collegati a quel tipo di scena. Nemmeno io ho ascoltato molte band appartenenti a questa scena, a parte i Wolves In The Throne Room. Posso dire però che WITTR e Agalloch sono stati influenti per gli Obsidian Tongue, nel senso che spero davvero di comunicare ad altre persone sensazioni simili a quelle che queste band hanno musicato nel corso degli anni.


Ho avuto modo di ascoltare "Volume I: Subradiant Architecture" e, una volta ricevuta la copia del nuovo lavoro, ho notato una maggiore cura nell'approccio alle melodie, ora più intense, un'atmosfera tendente a evocare un maggiore feeling e brevi sprazzi di psichedelia che ne hanno arricchito la forma. È cambiata la modalità di composizione? Hai attinto da fonti di ispirazione differenti rispetto al passato?

Non vi è stato alcun cambiamento nel processo di scrittura dei due album, semplicemente abbiamo creato e sviluppato ulteriormente nuove canzoni. "Subradiant Architecture" conteneva i primi pezzi scritti dagli Obsidian Tongue e l'album è stato in realtà solo una base per costruire il nostro futuro musicale. Scrivere questi brani ha reso possibile lo sviluppo di altri nuovi pezzi.


Nel disco la presenza di svariate sezioni di voce pulita alimenta una sorta di sensazione epica che in alcuni momenti trasporta le tracce in una dimensione al di fuori dallo scorrere normale del tempo. Nel brano che dà il titolo al disco a questo canto pulito prende parte il cantante degli Agalloch, John Haughm. Come siete entrati in contatto con lui e perché farlo esibire proprio in quel pezzo?

Abbiamo incontrato John Haughm a un festival, qui nel New England, a cui partecipavano entrambe le nostre band, nel mese di ottobre 2012. Abbiamo parlato un po' e poi ci siamo tenuti in contatto via Internet. Avevo quel brano scritto e ho sempre sentito che avrei voluto che fosse qualcun altro a cantarlo. Ho immaginato che la voce di John fosse perfetta, forse perché la canzone era stata ispirata dagli Agalloch, in primo luogo. Gli ho mandato la demo, gli ho chiesto se fosse stato interessato a cantarla e ha accettato.


Che significato dai alla copertina di "A Nest Of Ravens In The Throat Of Time" e alla citazione di Friedrich Nietzsche inserita nel libretto?

Il significato della copertina è fondamentalmente un prolungamento dell'estetica della band che volevo far notare. La psichedelia è sempre stata un'enorme ispirazione per gli Obsidian Tongue e, mentre il nostro album non suona molto psichedelico, l'estetica del metal psichedelico guidava tutte le sessioni di scrittura. Dopo l'uscita del nostro primo album, era tempo di far conoscere la nostra vera dichiarazione d'intenti. Dissi all'artista Jake Kobrin cosa l'album significasse per me e lui, senza ascoltare nulla, se ne uscì con il disegno per la copertina. Il suo progetto racchiude veramente ciò che la musica significa per me e, già dalla prima occhiata, potete vedere che questo non è solo classico black metal. La citazione di Nietzsche nella parte interna è solo un'altra estensione del fattore estetico della band. Egli parla della musica che ti colpisce quando la tua volontà tocca il punto più basso, che offre guarigione e l'opportunità di formarti una nuova prospettiva sulla vita, ora che hai sperimentato la perdita della voglia di vivere. Questo è anche il concetto di fondo che attraversa l'album, concetto che sarà esteso nelle nostre uscite future. L'idea della depressione come un catalizzatore per lo sviluppo mentale e spirituale, questo è, se c'è la magia della musica che ti tiene per mano e ti guida attraverso l'abisso.


Nick Skog e la sua Hypnotic Dirge Records sono ospiti su Aristocrazia da un po'. Nick è un tipo serio, affidabile e sinora ha prodotto dei buoni album. Come avete fatto la sua conoscenza e come mai avete deciso che quest'etichetta era quella giusta per gli Obsidian Tongue?

Ho scoperto la Hypnotic Dirge Records online l'anno scorso. Ero alla ricerca di nuove e interessanti etichette con cui mi avrebbe fatto piacere lavorare per una delle mie band, gli Obsidian Tongue o i Truthseeker. La Hypnotic Dirge si occupa sia di black metal che di post rock e doom metal, così ho mandato loro entrambi i miei progetti in una sola volta per vedere se fossero interessati. Nick è stato attratto da entrambi e la prima cosa che abbiamo fatto insieme è stata in realtà la ristampa dell'EP dei Truthseeker sul suo Bandcamp, supportata da un nuovo comunicato stampa. Abbiamo quindi deciso di rilasciare insieme il successivo album degli Obsidian Tongue. Mi sento molto legato all'estetica della Hypnotic Dirge e sono felice di poter lavorare con un'etichetta indipendente gestita da individui così affidabili e appassionati.


L'uscita di questo secondo lavoro è stata una coproduzione che vede scendere in campo, oltre alla Hypnotic Dirge, la tua etichetta, la Dissociation Records. Puoi fornirmi notizie maggiormente approfondite in merito all'operato che stai svolgendo con questa nuova realtà?

La Dissociation Records non è un'etichetta discografica vera e propria, è più che altro un "ombrello" sotto cui si trovano le mie proposte musicali. Non rilascerà nessun altro lavoro. Quando vedete il nome Dissociation Records significa semplicemente che il disco è stato finanziato e distribuito da me personalmente. Io e la Hypnotic Dirge abbiamo diviso i costi di produzione e le spese di registrazione e della grafica, mentre la Hypnotic Dirge si è occupata della promozione e della distribuzione digitale. È stata una grande collaborazione.


Avete avuto la possibilità di presentare i nuovi pezzi in sede live? Ritieni sia sempre fondamentale essere presenti in quell'ambito o, come alcuni sostengono, la musica può tranquillamente rimanere un qualcosa di personale e non per forza ripetibile mille volte davanti a gente sconosciuta?

Sì, siamo appena tornati a casa la scorsa settimana da un mese di tour eseguendo brani dal nuovo disco ogni sera. Alcuni musicisti funzionano in modo diverso, ma per noi è davvero essenziale essere attivi dal vivo. Puoi scrivere, fare pratica di una canzone centinaia di volte e sperimentare la tua catarsi personale attraverso quel processo, ma per dare davvero la vita alle tue canzoni e nutrirle come creature viventi (le nostre canzoni sono corvi, dal nostro punto di vista), devi portarle all'aria aperta e concedere loro la possibilità di colpire i sensi di altre persone. Se un brano è stato molto commovente per te quando lo hai scritto, significa che può essere profondamente commovente anche per altri. Lo devi a te stesso e alla tua creazione, devi esporla a un pubblico, nella speranza che si possa condividere insieme un momento di gioia per il potere della musica.


È difficile riuscire a gestire la tua partecipazione negli Obsidian Tongue, nei Blood Of The Gods e nei Thrawsunblat senza che una band rubi risorse all'altra? E che novità ci sono per quanto riguarda la seconda e la terza formazione?

Non è stato affatto difficile finora. Ci organizziamo a seconda degli orari di tutti e, nel caso dei Thrawsunblat, ho dovuto provare e registrare le linee di basso nel corso di pochi mesi l'anno scorso; questo è avvenuto dopo l'uscita dell'album degli Obsidian Tongue e non ci abbiamo impiegato molto tempo. Per quanto riguarda quelle band: dei Blood Of The Gods uscirà presto un nuovo EP e con i Thrawsunblat abbiamo appena pubblicato su Bandcamp un EP acustico chiamato "Vast Arboreal Sky". Non sono sicuro se il prossimo progetto dei Thrawsunblat prenderà forma, ma conoscendo il ritmo creativo di Joel sono sicuro che avrà una nuova serie di pezzi da farmi imparare abbastanza presto!


Se non erro hai conosciuto David Gold dei Wood Of Ypres, uno di quei personaggi che stava ritagliandosi uno spazio importante nella scena metal. Che ricordo hai di quest'artista prematuramente scomparso?

Sì, ho conosciuto David nel marzo del 2011, quando i Woods Of Ypres hanno suonato nel Massachusetts. Gli Obsidian Tongue hanno aperto per loro e ho fatto conoscenze con David e Joel al concerto, perché io ero già un loro fan. Ci siamo tenuti in contatto su Internet, dopo il concerto, e nell'autunno del 2011 ho saputo che erano alla ricerca di un nuovo bassista per i prossimi tour. Ho chiesto informazioni al riguardo, ho fatto ascoltare loro alcuni precedenti lavori miei e dopo un po' mi hanno assoldato per il tour. Purtroppo David è mancato circa tre settimane prima del nostro incontro per le prove. È stato comunque un onore, ma purtroppo non ho molti ricordi di David, perché non siamo riusciti a passare insieme tutto il tempo che avremmo dovuto.


In questo periodo storico sembra che gli Stati, in un modo o nell'altro, cerchino di bloccare o monetizzare l'arte attuando una serie di imposizioni ridicole. L'ultima notizia arriva dal Canada che ha deciso d'inserire una sovrattassa di duecentosettantacinque dollari a componente di una band per coloro che arrivano da oltre confine e questo grava sia sulle formazioni underground, che di certo non si possono permettere un esborso sempre maggiore a fronte di guadagni quasi azzerati, che sul costo dei biglietti dei concerti, dato che le realtà di richiamo aumenteranno a loro volta i cachet per non perdere nulla. Non c'è possibilità di mediare scelte politiche, economiche e cultura?

Ho sentito parlare di questo nuovo disegno di legge del Canada molto di recente e ne sono abbastanza sconcertato. Come possono pensare che la maggior parte dei musicisti che viaggia possa davvero permettersi questi costi? Pensano che si salga sul tourbus con decine di migliaia di dollari in una scatola sotto il sedile? Non lo so. Non riesco ancora a crederci onestamente, è una cosa troppo stupida. Dovrò informarmi di più su questo problema prima di poter dire altro.


Quali sono i tuoi ascolti più frequenti? E se dovessi scegliere un disco, un libro e un film da divorare in unica sola giornata su quali punteresti e perché?

Disco: "Lateralus" dei Tool. Questo album è stato la mia formazione come musicista. Lo comprai quando avevo tredici anni e da allora la missione della mia vita è stata quella di creare musica che mi faccia sentire come mi ha fatto sentire quell'album. Libro: "The Complete Works Of Edgar Allan Poe". Ho ricevuto questa raccolta di tutta l'opera di Poe quando avevo circa undici anni ed egli rimane il mio autore preferito. Non c'è spiegazione per l'influenza che la sua scrittura ha su di me. Film: ho paura di non aver ancora approfondito il mondo del grande cinema tanto quanto avrei dovuto. Se dovessi scegliere dei film tra quelli che ho visto, direi "Forrest Gump", "What Dreams May Come" o "Legends Of The Fall". Sì, sono un sentimentale.


Com'è il tuo rapporto con la natura? Ti capita di abbandonare la città per trascorrere dei giorni al suo interno alla ricerca di un po' di tranquillità?

Non ho mai vissuto in città e non ho intenzione di viverci, voglio stare il più possibile vicino alla natura. Il mio rapporto con la natura è in costante crescita, ma rimane lo stesso, nel senso che i desideri, le idee e le persone vanno e vengono, ma il silenzio di un bosco porta sempre in superficie il tuo io più profondo. Dove vivo io, il rapporto con l'oceano e i laghi è una delle connessioni più forti con la natura. Guardo l'oceano fino a quando la mia vista inizia a mettere a fuoco e la mia mente rallenta sino a che non c'è nulla di vero tranne il movimento dell'acqua, il suono dell'acqua e la realizzazione del mio spirito.


Quali saranno le prossime mosse discografiche che gli Obsidian Tongue metteranno in atto?

Sto lavorando su una composizione eccezionalmente lunga per uno split a quattro che sto realizzando con altre tre band del New England. Stiamo ancora cercando l'etichetta giusta con cui rilasciarlo, ma siamo tutti molto entusiasti di questa impresa. Dopodiché gli Obsidian Tongue faranno uscire un EP che si basa sulla concettualizzazione nascosta di "A Nest of Ravens In The Throat Of Time".


Con questa siamo arrivati in fondo all'intervista, non ti rimane che inviare un messaggio o un saluto a quanti ci seguono e quindi ti giro un'ultima volta la parola.

Grazie per avermi invitato a chiacchierare con voi, è lusinghiero sapere che qualcuno si preoccupa di sapere ciò che ho da dire! Per tutti voi: continuare ad ascoltare musica, siate creativi e affrontate le vostre paure.

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OBSIDIAN TONGUE (english version)


Information
Author: Mourning
Translation: Dope Fiend

Line Up
Brendan Hayter - Vocals, Guitars
Greg Murphy - Drums


Obsidian Tongue have released their second album, "A Nest Of Ravens In The Throat Of Time", and Aristocrazia took the opportunity to offer, in addition to the review, also a look into the duo formed by Brendan Hayter and Greg Murphy.

Hi Brendan, let's start jumping unnecessary preamble and I immediately ask to you: who are Obsidian Tongue and What are your goals?

Brendan: Obsidian Tongue consists of myself and drummer Greg Murphy. Our goal is simply to make the most emotional and melodically rich extreme metal we possibly can.


Your atmospheric black seems to have more points of contact with the one proposed by the cascadian scene, and it is impossible not to mention Agalloch and Wolves In The Throne Room. Do you feel some spiritual contact between your proposal and the way in which those bands express themselves?

I have heard the word "cascadian" thrown around a lot recently, especially by people talking about Obsidian Tongue. However since we live on the other side of the country it is hard to feel connected to the scene coming from Cascadia. I also have not heard a lot of bands from this scene, other than Wolves in the Throne Room. I can say though that WITTR and Agalloch have been influential on Obsidian Tongue in the sense that I really hope to make other people feel similar feelings to the ones that those bands have made me feel over the years.


I got the opportunity to listen "Volume I: Subradiant Architecture" and, after I have received a copy of the new album, I have noticed a better and deeper approach to the melodies, an atmosphere that evoke more feelings and flashes of psychedelia that have enriched your music. Did you changed your songwriting process? Did you get inspiration from some new sources?

There was no change in the songwriting process between albums, there was just the creation of new songs that developed the band further. "Subradiant Architecture" was the first few Obsidian Tongue songs written, and the album is really just a foundation to build our future music off of. Writing those songs made it possible for the new songs to be written.


On the record the presence of several clean vocals sections feeds a kind of feeling that, in some epic moments, carries the songs in a dimension outside the normal flow of the time. In the titletrack the guest vocalist is the Agalloch's singer, John Haughm: how did you get in touch with him and why have you choose this song to take advantage from the collaboration?

We met John Haughm at a festival here in New England that both of our bands played in October 2012. We talked for a while at the show and then kept in touch online after that. I had the titletrack written and always felt like I wanted somebody else to sing it. I imagined that John's voice would serve the song well, perhaps because the song was inspired by Agalloch in the first place. I sent him the demo and asked if he would be interested in singing it, and he accepted.


What meaning do you give to the artwork of "A Nest Of Ravens In The Throat Of Time" and to the Friedrich Nietzsche's quote included in the booklet?

The meaning of the artwork is basically an extension of the band's aesthetic that I really wanted to get across. Psychedelia has been a huge inspiration for Obsidian Tongue since the beginning, and while our album doesn't sound extremely psychedelic, the aesthetic of psychedelic metal was driving all of the writing sessions. After our first album was presented, it was time to let our real mission statement be known. I told the artist Jake Kobrin what the album meant to me and without hearing any of the music he came up with the design for the cover. His design truly encapsulates what the music means to me, and even at a first glance of the art you can see this is not just a standard black metal offering. The Nietzche quote on the inside is just another extension of the record's vibe and the band's aesthetic. He speaks of music coming to you when your will is at its lowest point, it offers healing powers and an opportunity to form a new perspective on existence now that you have experienced the loss of our will to live. That is an underlying concept running through the album that will be extended into our future releases. The idea of depression as a catalyst for mental and spiritual development, that is, if you have the enchantress that is Music holding your hand and guiding you through the abyss.


Nick Skog and Hypnotic Dirge Records are often guests in Aristocrazia. He is a serious and reliable guy, and he has so far produced good albums. How did you meet him and how did you decide that this label was the right one for Obsidian Tongue?

I found Hypnotic Dirge Records online some time last year. I was searching for new and interesting labels that I might like working with for either of my bands, Obsidian Tongue or Truthseeker. Hypnotic Dirge is a purveyor of both black metal as well as post rock and doom metal, so I sent him both of my projects at once to see if they were interested in either. Nick was really into both of the projects and the first thing we did together was actually re-release the debut Truthseeker EP on his Bandcamp, supported by a new press release. We then agreed to release the next Obsidian Tongue album together. I feel connected to the aesthetic of Hypnotic Dirge and I am happy to be working with an independent label run by such trustworthy and dedicated individuals.


The release of this second album was a co-production between Hypnotic Dirge and your label, Dissociation Records. You can provide us some news about the work you are doing with this label?

Dissociation Records is not a fully functional record label, it is more just an "umbrella" under which my musical offerings can be found under. I will not be releasing anyone else's work. When you see the name Dissociation Records that simply means it was funded and released by me personally. Hypnotic Dirge and myself split the manufacturing costs and I paid for the recording and artowrk costs, while Hypnotic Dirge executed the PR and digital distribution. It has been a great co-operation.


Did you already presented the new songs on stage? Do you think it is always essential to be active in live or the music can safely remain something personal and not necessarily repeated thousand times in front of unknown people?

Yes, we just returned home last week from one month on the road performing songs from the new record every night. Some musicians function differently, but for us it is indeed essential to be active in live performance. You can write and practice a song one hundred times and experience your own personal catharsis through that process, but to really give your songs the gift life and nurture them as living creatures (in our case our songs are ravens in our perspective), they should be brought out into open air and granted the opportunity to grace the senses of other people. If a song was deeply moving to you when you wrote it, that means it can be deeply moving for others. You owe it to yourself and to your creation to offer exhibition to a willing audience, in hopes that you all can share a moment of rejoice for the power of music together.


It is difficult to manage your participation in Obsidian Tongue, in Blood Of The Gods and in Thrawsunblat, avoiding a band steal other resources to the others? And there is some news about the second and the third band?

It has not been difficult at all so far. We all just work around each other's schedules, and in the case of Thrawsunblat I just had to rehearse and record the bass lines over the course of a few months last year, which was after the Obsidian Tongue album was done and we were not performing very much. As far as news of those bands, Blood Of The Gods has a new EP coming out very soon, and Thrawsunblat just released an acoustic EP called "Vast Arboreal Sky" on Bandcamp recently. I am not sure when the next Thrawsunblat project will take form at the moment, but knowing Joel's creative pace I'm sure he'll have a whole new batch of songs for me to learn soon enough!


If I'm right, you have known David Gold of Wood Of Ypres, he was one of those characters who was carving out an important space in the metal scene. What memories do you have of this artist who prematurely died?

Yes, I met David in March of 2011 when Woods Of Ypres came to play in Massachusetts. Obsidian Tongue opened for them and I made acquaintances with David and Joel at the show because they enjoyed our set and I was already a fan of theirs. We kept in touch on the Internet after the show, and in the fall of 2011 I learned they were in search of a new bass player for upcoming tours they had planned. I inquired about the position and showed them some previous bass work, and after some more talking they gave me the gig. Unfortunately, David passed about three weeks before we were supposed to meet up and rehearse for the tour. It was still an honor to have been offered the gig, but sadly I do not have many memories of David because we did not get to spend the time together that we were going to.


In this historical period seems nations, one way or another, try to block or monetize the art with a series of ridiculous impositions. The latest news comes from Canada that has decided to include a two hundred seventy-five U.S. dollars surcharge for any musician who comes from abroad and the situation weighs heavily on underground bands - which certainly can not afford that outlay - and on the cost of the tickets, because the bands will increase their cachet to not miss anything. There is no way to mediate politics, economy and culture?

I only heard about Canada's new bill very recently, and I am quite bewildered. Just the fact that they think the majority of traveling musicians can really afford these costs? As if we are riding in our vans with tens of thousands of dollars in a box under the seat? I don't know. I still can't believe it honestly, it is too stupid to believe right away. I will have to read about this issue more before I can say anything else.


What are your favorite albums? If you had to choose an album, a book and a movie to devour in one single day what would be your choices and why?

Album: Tool's "Lateralus". This album is my foundation as a musician. I got it when I was thirteen and since then my life's mission has been to make music that makes me feel the way that album made me feel. Book: "The Complete Works Of Edgar Allan Poe". I have had this compilation of all of Poe's work for about eleven years now and he remains my favorite author. There's just no explanation for the affect his writing has on me. Movie: I'm afraid I haven't delved into the world of great cinema as much as I should have yet. If I were to pick a movie of the ones I've seen, I would either say "Forrest Gump", "What Dreams May Come", or "Legends Of The Fall". Yes, I am a cornball.


What relationship do you have with nature? It happens sometimes you leave the city to spend the day into the nature looking for inner peace?

I have never lived in the city and don't plan to, for the sake of keeping as close with nature as I can. My relationship is constantly growing, yet stays the same, in the sense that desires and ideas and people come and go, but the silence of a forest always brings your deeper self to the surface. Where I live, my relationship with the ocean and lakes/ponds is one of my strongest connections. I stare at the ocean until my vision starts to adjust and my mind slows until nothing is real except the water's motion, the water's sound, and my spirit's fulfillment.


What will be the next Obsidian Tongue's steps?

I am working on an exceptionally long composition for a 4-way split album we are doing with three other New England bands. We are still shopping around for the right label to release it under, but we are all very excited about this undertaking. After that, Obsidian Tongue will put out an EP that expands on the hidden conceptualization of "A Nest of Ravens In The Throat Of Time".


And the interview is over, then I leave you the word one last time to send a greeting or a message to our readers.

Thank you for inviting me to talk, it is quite flattering to know anyone cares enough to hear what I have to say! To everyone, keep listening to music, keep creative and face your fears.

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