lunedì 28 febbraio 2011

SPIRES - Spiral Of Ascension


Informazioni
Gruppo: Spires
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/spiresmetal
Autore: Mourning

Tracklist
1. Equilibrium
2. The Infinite Descent
3. Nightfall
4. Broken Hourglass
5. Symmetry
6. Martyr
7. Spiral Of Ascension
8. A New Prayer (bonus track)

DURATA: 01:05:10

L'anno passato avevo scritto la recensione di una buonissima band inglese di death progressivo, gli Stone Circle di "Myth" e sempre nel 2010 avevo incrociato realtà come i Black Sun e i Dragged Into Sunlight provenienti dalla zona britannica che presentavano proposte fuori dai classici canoni compositivi, è arrivato adesso il turno degli Spires loro connazionali.
Il progetto attivo dal 2008 da un'idea di Paul Sadler (chitarra e voce) vede una line up che si completa con le figure di Paul Cuthbert (chitarra), Alex Jolley (basso) e Chris Barnard (batteria) e che ci condurrà attraverso un mondo in cui le influenze percettibili sono talmente tante da annullarsi diventando un unico flusso alimentante la bravura strumentale e fortemente empatica degli Spires.
Non c'è molto di cui restare sorpresi ai nostri giorni, di release che vantano livelli di tecnica altissimi e produzioni curate (forse troppo) ne vengono rilasciate a bizzeffe, quante però riescono davvero a rimanere fra i vostri ascolti?
Quando mi approccio a un album simile i dubbi sono più delle certezze, solo il tempo mi da risposta, ho passato giorni interi mettendolo su e altri senza neanche pensarci, quando però l'occhio cadeva nella zona di sua collocazione l'istinto di tirarlo fuori scattava e questo mi fa affermare con certezza che l'ostacolo emotivo è stato superato.
Il suono caldo e la maestria (perchè di tale capacità si può parlare) nel far confluire all'interno dei brani una quantità industriale di varianti che passano dal classico richiamo Opeth ormai quasi di moda alla progressione dei Fates Warning, dalle cadenze seventies più avanguardiste di gente come Rush e King Crimson alle melodie gelide di certo black melodico ti ammaliano e tengono l'attenzione alta, non vedi l'ora che giunga il momento in cui il pezzo prenda una piega inaspettata chiedendoti se il prossimo a rapirti sarà caratterizzato da un fraseggio acustico o da un'accelerazione di doppia cassa, spettacolare.
"Spiral Of Ascension" è un contenitore che assomiglia alla borsa di Mary Poppins, ogni volta che ho rivisto quel film da bambino veniva sempre da dire: "che cazzo tirerà fuori adesso?" (sì un po' scurrile ma non siamo mica tutti santi a sto mondo, per fortuna).
La passionalità genuina e sognante di una "Broken Hourglass", l'impatto volitivo e scatenato dell'opener "Equilibrium", il lato più dolce, fragile e cullante esaltato in "Simmetry", i tratti melodici mediorientali delle melodie in "Martyr" sono solo alcuni degli aspetti che fanno grande l'operato degli Spires. Strumentalmente è complicato trovare dei difetti o delle decisioni sulle quali obbiettare, l'album scorre con una fludità elevata, i cambi di voce dal clean al growl sono azzeccati, la solistica è incastonata perfettamente e seppur esibisca le doti affinate di cui i chitarristi sono possessori non è un mero esercizio né un orpello messo lì tanto per, è incline a supportare il pezzo così come il drumming che alterna potenza e raffinata esposizione assecondando il modificare dell'umore.
Prodotto dallo stesso Paul, corredato graficamente da un artwork dall'alto spessore artistico e d'evidente rimembranza geigeriana creato da Danielle Morrison, "Spiral Ascension" e gli Spires se fossero entrati in casa mia con una sola settimana d'anticipo avrebbero di sicuro avuto il posto che meritano nella top five dei miei preferiti del 2010 inserita sul sito.
Ok, il loro nome non c'è fra quelli, ciò non toglie che questo platter sia un piccolo capolavoro e che gl'inglesi si meritino un seguito come si deve, se le label al posto di metter sotto contratto certi segaioli dello strumento si guardassero un po' intorno certe chicche non rimarrebbero senza contratto o forse è meglio così, non c'è pericolo che qualcuno possa porre dei limiti a una band che va fuori dagli schemi e che potrebbe esser indotta ad accentuare un'influenza piuttosto che un'altra per ragioni di mercato (c'è anche questo, su che lo sappiam tutti).
Volete buona musica? Amate le composizioni progressive? Se a entrambe le domande la risposta è un sì secco, accaparratevene una copia senza pensarci troppo.

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