lunedì 1 novembre 2010

DIMMU BORGIR - Abrahadabra


Informazioni
Gruppo: Dimmu Borgir
Anno: 2010
Etichetta: Nuclear Blast
Contatti: www.dimmu-borgir.com - www.myspace.com/dimmuborgir
Autore: Akh.

Tracklist
1. Xibir
2. Born Treacherous
3. Gateways
4. Chess With The Abyss
5. Dimmu Borgir
6. Ritualist
7. The Demiurge Molecule
8. A Jewel Traced Through Coal
9. Renewal
10. Endings And Continuations
Bonus
11. Gateways (orchestral version)
12. Perfect Strangers (Deep Purple cover)

DURATA: 48:52

Inutile prendersi in giro, questo disco nel bene o nel male è fra i piu' attesi dell'anno nel mondo metallico e la Nuclear Blast ci ha investito di brutto, basti pensare che ci hanno lavorato dentro come sessions: Kristoffer Rygg/Garm (Ulver), Snowy Shaw, Daray, The Norwegian Radio Orchestra, The Schola Cantorum Choir, Andy Sneap... e chi piu' ne ha piu' ne metta.

Si incomincia con il classico intro alla Dimmu Borgir ("Xibir") in cui si percepisce l'imponenza della produzione a favore di coro e orchestrazioni, che rimanda a certe soluzioni da "Signori Degli Anelli" facendoci calare immediatamente nel disco; ed ecco che siamo in partenza con "Born Treacherous", a questo punto si capisce chiaramente che il grosso del lavoro è affidato alle sinfonie (dirette da Gaute Storaas), siamo investiti da un sapore di scuola emperoriana per riffing ed arrangiamenti fino a che una serie di stacchi ne muta la dimensione portando alla mente qualche reminiscenza rituale per poi ripartire nella maniera piu' ortodossa per la band, comunque uno dei brani piu' vari del disco per struttura e cambi.
Il primo singolo dell'album è "Gateways" e ci ritroviamo davanti il piu' puro pezzo alla Dimmu, percio' orchestrazioni, melodia, potenza, stacchi, giri calibrati a far smuovere le teste e quant'altro, l'unica nota di colore è la prestazione vocale dell'ospite Agnete Maria Forfang Kjølsrud che da un taglio molto particolare alla sua performance, inizialmente quasi stridente ma che si amalgama maggiormente nell'armonia del pezzo strada facendo, comunque gia' predestinato che sara' un altro cavallo di battaglia per la formazione al pari di "Mourning Palace" ecc...

Una cosa che gia' incomincio a notare è che nonostante la potenza e la perfezione del tutto le chitarre suonino come comparse nell'insieme giungendo spesso quasi a nascondersi dietro alla batteria ed all'imponenza dell'insieme acustico, come nel caso di "Chess With The Abyss" e "Dimmu Borgir", quest'ultima comunque ha reminiscenze corali riprese dai Metallica di "The Frayed Ends Of Sanity" e lo stesso gruppo riappare nella mia mente nella melodia di certi piccoli fraseggi della chitarra solista; un altro pezzo che avvicina i norvegesi ad un pubblico meno estremista (mia figlia dopo due volte gia' canticchiava la melodia del coro), quale miglior pubblicita' per se stessi, è volutamente la canzone che dopo diciassette anni diventa la bandiera manifesta del gruppo divenendo omonima e regalata totalmente in pasto ai fans con i suoi arrangiamenti creati ad hoc per l'evento.
Mi sorprende l'attacco di "Ritualist" dove la voce della chitarra acustica fa la sua presenza in veste principale, per poi venir soppiantata gradualmente dagli altri strumenti, il pianoforte ed anche la prestazione di voce pulita richiamano fortemente l'anima degli Arcturus ma è solo un piccolo cameo, il pezzo scorre e va oltre comunque in maniera piacevole, mentre "The Demiurge Molecule" non mi è proprio piaciuta, brano che strizza troppo spudoratamente l'occhio ai teenagers, ed alle tendenze metal piu' moderne e forse piu' "ibride" che proprio non digerisco, come la timbrica vocale che si pone proprio ad apertura di pezzo, che mi fa andar di traverso tutto il resto, seppur ci siano alcune orchestrazioni da brivido (a dir poco trionfali) verso il finale, in cui forse per la prima volta le chitarre si ritagliano un piccolissimo spazio principale prima di tornare al loro ruolo.

Si rialza l'umore con "A Jewel Traced Through Coal" che parte piu' chitarrosa e decisa (anche se i nostri un pezzo tirato dall'inizio alla fine non lo sanno proprio scrivere) che si placa mano a mano che si va' avanti, comunque bello lo stacco del coro che dona "mistero" alla canzone un classico brano alla Dimmu Borgir, percio' i fans saranno piu' che accontentati anche in questo caso; mentre nella seguente "Renewal" ritorna fuori l'influenza degli Emperor, ovviamente fino allo stacco dove i Dimmu tornano se stessi e riprendono le redini in mano, nonostante questo l'"Imperatore" tornera' fuori piu' volte marcando il territorio in maniera palese.
L'ultimo brano è dedicato all'attesa della prestazione di Garm, (non sto nella pelle), la combinazione mi par strana, ma Kristoffer è sinonimo di garanzia dalle mie parti percio'...; l'intro è scura, le classiche parti marzialeggianti ci sono e pure alcune sfuriate di batteria (che ha girato perfetta per tutto il disco), il cameo di Garm mi riporta alla mente il gia' sopra citato combo di Frisco come se un Hetfield che abbia imparato ad addomesticare la sua rochezza vocale e si concedesse ai norvegesi, forse in questo caso qualcosa di piu' mi aspettavo, ma comunque tutto torna alla fine quindi va bene anche cosi'.
Il disco finirebbe con il coro che intitola l'album a fare da sigillo magico sul tutto, anche se a me suona un po' pacchiano, ma vabbe'...

Nei miei files ho due bonus track: la versione orchestrale di "Gateways" che ci fa comprendere come sia fondamentale per questo cd il lavoro perfetto dell'orchestra della radio norvegese (mica ciufoli), risultando di grande emotivita' e stando alla pari con sua versione elettrica; di altra pasta la cover omaggiata ai Deep Purple, il brano è un super classico e ci mostra l'affezione dei norvegesi per le sonorita' classiche, la cosa strana è che il mix delle varie voci sovrapposte mi fa tornare a mente lo stile vocale di Axel Rose ed il solo pensiero mi stranisce e sorridere allo stesso tempo, comunque il pezzo è fantastico, di una potenza incredibile (ovviamente riarrangiato e la pennata ritmica è assolutamente devastante, indubbiamente la piu' bella di tutto il disco appena ascoltato), percio' in definitiva un ottimo tributo, e diciamocela tutta si apprezza pure il fatto che non ci siano violini, archi e cori vari, percio' puro muro di suono che almeno è una bella chiusura di disco.

Un lavoro che rialza la testa rispetto al bruttissimo "In Sorte Diaboli" (almeno la struttura dei vari brani è precisa e non mi ha dato l'impressione dell'accozzaglia di riff assemblati a random come nel precedente cd), un lavoro di arrangiamenti fantastico e l'introduzione di alcune novita' stilistiche da parte di orchestra e coro non mi sono affatto dispiaciute, percio' sara sicuramente l'ennesimo boom discografico e vedremo ancora centinaia di migliaia di adolescenti inneggiare il "castello islandese", convinti che sia il non plus ultra della musica metal "estema", beh non è proprio cosi', ma se volete un album di pop metal, super prodotto, super arrangiato, super promosso (chi ha detto super mercato???), qua spenderete ottimamente il vostro tempo ed i vostri soldi.

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