lunedì 29 novembre 2010

BLACK SUN - Twilight Of The Gods


Informazioni
Gruppo: Black Sun
Anno: 2010
Etichetta: Future Noise/ Head Of Crom
Contatti: www.myspace.com/black_sun_1000
Autore: Mourning

Tracklist
1. Code Black
2. Terminal Velocity
3. Crawling Saviour
4. Gethsemane
5. Tabula Rasa
6. Transcending The Mire
7. Black Angel
8. The Soldier's Prayer
9. Baby Don't Cry
10. Warhead
11. Twilight Of The Gods

DURATA: 59:00

Quando legge "Twilight Of The Gods" un metallaro che si rispetti dovrebbe rivolgere il pensiero ai Bathory senza neanche rifletterci tanto, in tempi più recenti seppur relegandolo a una sola divinità viene omaggiato Thor dagli Amon Amarth in "Twilight Of The Thunder God" e adesso i Black Sun dove andranno a parere con il loro?
E' totalmente diverso sia l'approccio musicale, sia quello mentale che i britannici tirano fuori in un'apocalisse sonora dai molteplici, scuri e decadenti risvolti.
La punta di diamante del lavoro svolto dalla band è quella riguardante le atmosfere, il far fluire all'interno del proprio sound correnti musicali disparate, avvolgendole con un costante manto nero che a seconda di quale prenda possesso o meno del territorio tende a diventare più o meno fitta, è un'esplosione costante che passa da una natura di base sludge/core a frequenze doom, sperimenta tingendosi di noise e dark wave riuscendo nel tenere il regime d'attenzione e piglio sempre a livelli fuori norma.
Gli undici brani sprizzano del carisma strumentale e soprattutto vocale che li rappresenta, è infatti presente un gioco di voci fondamentale a caratterizzare l'incedere difforme che prende pieghe inaspettate nei momenti meno attesi. "Twilight Of The Gods" ha nella pachidermica e paludosa essenza una delle sue anime e in tal senso brani come "Crawling Saviour" e "Tabula Rasa" ne possono rappresentare questa parte umorale, sa essere però anche psichedelicamente intrigante pescando dal cilindro una profonda "Gethsemane", una noisy "Black Angel" e puntando in una "Transcending The Mire" a inserire nelle nostre vene una gammma assortita di oppiacei per metterci a tappeto.
Se questo non bastasse gli episodi più brevi del platter, l'opener "Code Black" e "Warhead", sono in pratica due badilate in cui l'aggressione al nostro udito sembra essere l'unico scopo del proprio ferale modo di porgersi.
Mettendo in conto poi che fra un evocativo e recitativo/ritualistico modo d'interpretare i pezzi del batterista/cantante Russell McEwan e l'urlato sguaiato/disturbato di Kevin Hare chitarrista/cantante (in alcune occasioni sembra d'ispirazione Tompa nel suo modo di proporre le linee) c'è da uscir pazzi per la capacità d'interazione e risultato con cui s'incastrano e alternano, si arriva alla fine dell'album: a) con un sorrisino ebete di soddisfazione non accorgendosi che il disco ha finito di suonare, b) con l'adrenalina talmente alta da rimetterlo subito su riprendendo il discorso appena interrotto dall'inizio.
Non è assolutamente un platter per tutti, il movimento tellurico sin troppo vario non è adatto a chi si è abituato (per non dire fossilizzato) su standard classici e non riesce ad andare oltre schemi prefabbricati.
Consiglio quindi l'ascolto dei Black Sun soprattutto alla crescente folla di appassionati delle sperimentazioni e della musica che evita le barriere affossandole sotto i colpi di una libertà artistica che non ha cardini nè punti fissi, solo voglia di crescere senza per questo rinnegare i fasti del passato e i suoi principi.

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