lunedì 20 settembre 2010

REAVER - Corvus


Informazioni
Gruppo: Reaver
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/reaverofficial
Autore: Mourning

Tracklist
1. God Weapon
2. Duality Exposed
3. Disappearing Act
4. Wither And Fade
5. Barricade
6. Unholy Justice
7. The Mute Harbinger
8. Inverted Coma
9. Corvus

DURATA: 53:00

In attività dal 2008 giovane quindi di nascita, la formazione dei Reaver rilascia il proprio debutto intitolato "Corvus".
I canadesi sono fautori di un death metal melodico multisfaccettato che pesca nelle epoche passate del genere ma non privandosi giustamente di guardare anche al presente.
E' un disco che ha nel made in Sweden la sua base portante, si percepiscono più volte le influenze di In Flames e Dark Tranquillity così come quella dei finnici Insominium e di nomi ve ne verrano altri ascoltando il platter.
Fortemente heavy addicted, in certi casi non ha paura di tirar fuori lo scheletro maideniano con fraseggi di chitarra degni di Harris & Co. e puntare sul groove quando se ne sente il bisogno.
Un album che è proprio sul lavoro delle sei corde a far affidamento, sono infatti le chitarre a imbastire un riffing vario e condito da melodie che vedono incrociarsi o sovrapporsi le fattezze dando vita a pezzi dal sentore classico ma che al tempo stesso sfoggiano un piglio moderno, n'è già esempio l'opener "God Weapon" in cui è presente sul finire anche una breve ritmica in stile marcia che porterà a un indurimento del pezzo nel suo spegnersi.
Con una "Disappearing Act" che per più punti ricorda Stanne e socì sia nel periodo "The Mind's I" che in quello successivo "Damage Done", la malinconia espressa attraverso note dolciastre ma non melense compie il suo dovere, la traccia vede raggiunto il proprio apice quando si sfoga nell'assolo.
Le ritmiche sinora quasi mai sostenute viaggiano su onde tese più a far affrontare l'ascolto da un punto di vista emozionale che da quello del puro ed elementare scontro tanto che che le succederà l'introspettivo strumentale "Wither And Fade" e il percorso continuerà su tale sentiero seppur con un minimo di veemenza ri-emergente in "Barricade" nella quale la spinta diventa più prominente e s'incattivisce.
Ho avuto la strana sensazione alle volte di avere on air due dischi contemporaneamente ma di periodi diversi, mi spiego, il riffato mi rimanda in più occasioni agli anni Novanta, le basi invece di frequente improntate (soprattutto la cassa) al groove e non dinamicamente varie quanto potrebbero sembrano in certi frangenti stridere come se mancasse l'amalgama fra le componenti, questa percezione momentanea è andata via via affievolendosi ma non è del tutto sparita dopo gli on air ripetuti.
Non è assente la voglia di arrivare senza troppi giri di parole in una "The Mute Harbinger" derivante un po' dalle evoluzioni catchy Soilwork, ritornello da canticchiare e struttura alquanto lineare con l'unico neo che nel ripetersi più volte la fase di chorus potrebbe annoiare, spirito inverso quello di "Inverted Coma" ficcante sin dalle note d'ingresso ma che nello svolgere smorzerà i toni portandoli a ricalcare quanto già proposto in antecedenza lasciando così l'ultimo vagito, la titletrack, che come un corpo con due anime mostra di possedere adrenalina da riversare sull'ascoltatore e al medesimo istante evidenzia una parvenza di riflessività tramite momenti in cui pare prendere ampiamente le distanze dal panorama estremo.
Forti di una prestazione generale di buon livello con il singer Brandon Reynolds che alle volte indiavolato ricorda Randy Blithe dei Lamb Of God e che non molla la presa, i Reaver riescono a offrire spunti interessanti come quando si stagliano le acustiche, le brevi ma piacevoli inserzioni di piano, l'additivo heavy usato in maniera coerente e melodie che tentano di andare per vie non troppo praticate, punti che se elaborati porteranno a casa risultato pieno in futuro.
C'è da dire che il melodic è ormai saturo ed è alquanto complicato ritagliarsi uno spazio, dal canto loro i Reaver hanno la fortuna di esser leggermente fuori dalla canonica esecuzione non essendo né catchy da classifica pop, nè sputtanatamente un clone ma capaci altresì di attingere da più fonti.
Mi sento quindi di consigliare l'on air di "Corvus" agli appassionati del genere in toto, se in futuro riuscissero a innescare anche una minima evoluzione che li possa far distinguere ancor più dalla massa da una promessa ci si ritroverebbe una solida realtà in più a cui affidare il nostro denaro al momento degli acquisti, il che non è poco.

Aristocrazia Webzine © 2008. Design by :Yanku Templates Sponsored by: Tutorial87 Commentcute