lunedì 5 aprile 2010

FORGOTTEN LAND - In Regno Langobardorum


Informazioni
Gruppo: Forgotten Land
Anno: 2009
Etichetta: Autoprodotto
Autore: M1

Tracklist
1. Intro
2. Longobardo Furore
3. Winter's Cry
4. The Ragnarok
5. Lindisfarne
6. Heroes Of An Ancient Reign
7. Forgotten Land
8. A Sad Legend
9. Forgotten Beer

DURATA: 36:01

Personalmente non sono un fan sfegatato della scena pagan/viking, solitamente mi limito a conoscere e apprezzare gli esponenti di maggiore spicco e trascuro i "followers". Una volta tanto però devo rivedere le mie opinioni dato che i lombardi Forgotten Land mi hanno ben impressionato attraverso il loro esordio su lunga distanza intitolato "In Regno Langobardorum".

Registrato agli Authoma Studios di Alessandria e non ancora supportato da una etichetta, il disco si rivela spaccato genuino e sincero di un modo di intendere il paganesimo/folklore in senso lato in rapporto al metal estremo. Vigore, epicità, furia e quella malinconia palpabile negli animi nordici sono elementi che trasudano dalle note, assumendo via via forme diverse ma sempre coerenti, senza rinunciare ad una buona dose di melodia.

E' così che si susseguono pezzi dalle anime differenti: "Longobardo Furore" cantata in lingua madre è composizione dotata di nerbo, dalla grande presa, in cui ad assalti all'arma bianca di richiamo black fanno da contraltare stacchi acustici folk-oriented davvero piacevoli, uno dei punti di forza del disco; "Winter's Cry" permette di apprezzare una produzione equilibrata che disegna spazi anche per lo spesso trascuratissimo basso e che in certe accelerazioni, pur essendo un pizzico meno "raffinata", non fa altro che far emergere la componente genuina di questo disco; in "Heroes Of The Ancient Reign" ecco invece evidenziarsi una certa melanconia di fondo, scacciata però subito via dall'indomabile spirito vichingo. La chiusura infine è affidata ad una sorta di mosca bianca, "Forgotten Beer" infatti è un inno scanzonato al sacro "nettare" in chiave Finntroll e Korpiklaani.
Fra gli elementi che arricchiscono questo "In Regno Langobardorum" ci sono poi immancabili, ma saggiamente dosati, cori "virili" da cantare a squarcia gola in sede di live e clean vocals femminili semplici quanto efficaci: piccoli particolari che contribuiscono a rendere piacevole e scorrevole l'ascolto.

Detto questo, il disco che ho per le mani non è un qualcosa di prettamente originale, perfetto o ineccepibile, piccoli nei possono essere trovati in alcuni passaggi più derivativi, nelle vocals di Ulv che possono farsi maggiormente incisive o nelle metriche del cantato in italiano che pur essendo di non facile utilizzo possono essere ancora migliorate e magari riproposte anche con spazio maggiore.

Ad ogni modo le idee, elemento fra i più preziosi per un musicista, ci sono per cui il futuro dei Forgotten Land appare roseo e probabilmente il supporto di una qualche etichetta non guasterebbe.

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